Sfida “politica” della Massoneria per i problemi dell’area del Mediterraneo

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di Giorgio Calandra

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Capita di rado (in verità molto, molto di rado) che si apprenda la posizione della Massoneria sulle tematiche (o meglio, problematiche) che riguardano il cosiddetto mondo comune. Il termine “Massoneria” di solito, quando arriva alla ribalta delle cronache, raramente viene associato a eventi positivi, ma (quasi sempre) solo a crudi episodi di malaffare, di intrighi, di misteri (che quasi sempre restano insoluti), di malversazioni (eccetera). Di tanto in tanto qualche “nome” illustre lo si ritrova coinvolto in trame oscure, ma l’oblio che cade su fatti e misfatti finisce con il coprire ogni cosa e il tutto resta materia di qualche libro che evoca scandali con un destino che si conclude su qualche tavolo inquirente. In conclusione, alla Massoneria civile e “regolare” non viene dato il “peso” che può avere nella realtà quotidiana, assimilandone l’attività a quella di un normale club, di una legittima associazione con scopi più o meno filantropici, anche se mai (a quel che risulta) ci si chieda da dove derivi una più o meno riconosciuta “regolarità”. Stupisce, pertanto, registrare che ci sia “qualche” parte di Massoneria (più o meno nota nel grande arcipelago internazionale di sigle) che scrive apertamente (come detto) sulle problematiche del “mondo comune”.

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Così può accadere che facendo zapping su internet ci si può imbattere casualmente nel sito dell’ANCIENT ACCEPTED SCOTTISCH RITE – ROSAE CRUCIS ORDO – MEDITERRANEAN JURISDICTION (www.ritoscozzeseonline.org), che non soltanto parla di ciò che sta accadendo nell’area del Mediterraneo, ma indica un percorso “risolutivo”.

La Massoneria scozzese mediterranea, dunque, tira fuori dal cilindro del prestigiatore “soluzioni” utopiche che fanno riferimento ad alchimie esoteriche? No, fa richiamo innanzitutto ai Massoni che avrebbero messo in soffitta i loro principi fondanti, e poi si indirizzano ai Governanti che hanno sottoscritto Trattati che non avrebbero rispettato.

Ecco quale stralcio del “documento” diramato nel giugno scorso dall’Ancient Accepted Scottish Rite-Mediterranean Jurisdiction in occasione del Solstizio d’Estate, dal titolo “Ritornare su propri passi”:

(…) C’è la necessità di una Massoneria che si faccia carico della ricerca di nuovi equilibri, che essa stessa sia fonte di equilibrio per bloccare il processo degenerativo che sta investendo quasi tutti i Paesi del pianeta Terra.

Ci troviamo nel mezzo di una crisi che sta imponendo dalla base un cambiamento stratificato: dall’economia dei consumi al modello culturale il “fattore” innovazione tecnologica appare destinato a superare il “fattore” umano. Incomincia a prevalere un fatalismo di “reazione” a tutto ciò che appare o si pone come “sistema” da superare e, possibilmente, cancellare, quale che sia il “sistema” soprattutto se consolidato nei tempi precedenti.

Il “fenomeno” si sta avvertendo non solo nell’area euro mediterranea, non solo nell’area mediorientale, ma anche nel nuovo Continente presentando “elementi” comuni ai quali, erroneamente e superficialmente, si attribuisce l’etichetta di “populismo” dimenticando, o volutamente ignorando gli eventi che lo hanno preceduto. Si dimentica, o volutamente si ignora, che l’Uomo non è un “congegno” statico e che l’iter dinamico della collettività umana  si snoda in un tortuoso e contradditorio percorso temporale e territoriale, progressivo ma anche regressivo, costruttivo ma anche distruttivo.

Gli effetti del crescente sovraffollamento, gli effetti finali delle guerre che costellano il pianeta, la fame, il clima, alla fine ricadono dalla sfera collettiva alla sfera individuale. Il risultato è costituito dalle “reazioni” imprevedibili e pertanto incontrollabili che si riscontrano quotidianamente a tutti i livelli: appunto la voglia di abbattere i “sistemi”. Una ventata che non ha riscontri nel passato, ma che dal passato proviene dopo il fallimento delle ideologie, dei principi fondanti la democrazia, più semplicemente del “vivere” e “convivere” civilmente (…).

(…) In risposta all’improvvisazione e alle reazioni istintive che vengono diffuse con grande maestria dai sistemi informativi, per omologare le coscienze, abbiamo il dovere di dire la nostra, e attivarci per sollevare le coscienze attraverso le analisi scientifiche funzionali ad un modo del vivere basato sul dialogo, per il raggiungimento di una pace duratura (…).

(…)  Quando ancora la politica era espressione lungimirante di passione, dialogo, previsione, confronto, mediazione, si era pensato e sottoscritto, un Trattato che vedeva nel mar Mediterraneo, la leva per unire, in maniera pacifica e nella propria autonomia, i popoli dallo stesso bagnati. Il Trattato di Barcellona dell’anno 1995. A breve saranno trascorsi 25 anni.  Sottoscrittori del trattato gli Stati membri dell’UE e dodici Paesi terzi mediterranei (PTM): Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità palestinese.

Obiettivo: “Favorire la nascita di uno spazio comune di pace e di stabilità del Mediterraneo”.

I Punti principali di quel Trattato:

* Rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; dei principi dello Stato di diritto e della democrazia, riconoscendo il diritto di ciascun partecipante di scegliere e sviluppare liberamente il suo sistema politico, socioculturale, economico e giudiziario;

* Sovranità degli Stati, uguaglianza di diritti dei popoli e loro diritto all’autodeterminazione;

* Integrità territoriale, principio di non intervento negli affari interni e composizione pacifica delle controversie;

* Combattere terrorismo, criminalità organizzata e traffico di droga;

* Promuovere la sicurezza regionale, eliminare le armi di distruzione di massa, aderire ai regimi di non proliferazione nucleare sia internazionali che regionali, nonché agli accordi sul disarmo e sul controllo degli armamenti.

* Instaurare una zona di libero scambio (ZLS) con la progressiva eliminazione degli ostacoli doganali agli scambi commerciali dei prodotti manufatti. 

Un Trattato di collaborazione ed integrazione di aree culturalmente, politicamente, economicamente diverse tra loro, con profondi e lungimiranti obiettivi di piena integrazione delle diversità.

Inutile dire che se si fosse attuato non ci troveremmo, a 25 anni di distanza, in queste condizioni (…).

(…)  Una Massoneria viva con finalità costruttive non può stare a guardare (…) Un Invito non solo ai Massoni, ma soprattutto ai Governi di tutti quei Paesi che sottoscrissero il Trattato di Barcellona del 1995, un Invito a tutti quei Paesi a ritrovarsi attorno a un Tavolo di Dialogo, dove vengano messe da parte aprioristicamente le contrapposizioni di natura politica e presunte leadership di indirizzo egemonico; un Invito a ritrovare nelle rispettive autonomie e diversità motivi concreti di incontro e non di scontro, per proporre non “decaloghi” impositivi, ma “soluzioni” condivisibili da condividere.

E’ unica la via per lo sviluppo e per la pace dei Paesi dell’Europa e dei Paesi dell’Area del Mediterraneo (…).

Non si conoscono “reazioni” di sorta a questo “documento” massonico: sui mass media non c’è traccia, parte dei rappresentanti dei Governi sottoscrittori del Trattato di Barcellona del 1995 si sono ritrovati recentemente ancora una volta riuniti a Roma e la capitale italiana proprio il 13 luglio scorso è stata scelta come sede permanente del segretariato dell’Assemblea Euromediterranea, l’organismo che raccoglie le delegazioni dei parlamentari dei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.

E pur tuttavia al di là delle “assemblee” (o meeting come vengono definiti gli incontri) non si va, mentre le “cose” da fare sono state sottoscritte con tanto di Trattati e Protocolli. Quale “morale” trarre dall’ignorato documento massonico?

 

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